La Statale di Milano non ha voluto essere da meno dell’Università di Torino, dove da anni si celebrano convegni e iniziative autogestite in cui Israele è rappresentato come uno Stato criminale, e dunque, il 29 maggio l’ateneo lombardo ha voluto ospitare un convegno dal titolo emblematico, “Nakba, Visti Dall’Altra Parte: Settant’anni di Nakba Palestinese”.
La Nakba, (catastrofe, in arabo) è l’istituzionalizzazione propagandistica della “violenza ebraica” nei confronti dei palestinesi, tra 600,000 e 700,000 che lasciarono la Palestina come conseguenza del conflitto del 1948-1949. Si trattò di uno degli effetti della guerra voluta dagli arabi ai danni di Israele.
Naturalmente, se il nascente stato ebraico fosse stato distrutto dagli eserciti arabi e tutti gli ebrei sterminati, come era dichiarato intento dei comandi militari arabi dell’epoca, non ci sarebbe alcuna Nakba da celebrare e lo sterminio degli ebrei in Medioriente si sarebbe trasformato, come era già nelle intenzioni di Amin al Husseini, in una appendice della Shoah da commemorare qui in Occidente a occhi lucidi.
Tra gli ospiti del convegno il più noto è stato sicuramente Shlomo Sand, il cui intervento, “La creazione della narrativa sionista”, non ha deluso, fin dal titolo i cultori delle risciacquature postmoderne post Foucault e Edward Said, così amate da un altro mistagogo suo sodale, Ilan Pappe.
Per Sand e Pappè la storia è solo una grande occasione per affabulare, i fatti non contano nulla, poichè, come scriveva Nietzsche, “esistono solo le interpretazioni”. Dover avere a che fare, nel 2018, con i rimasugli del pensiero debole è straziante. Seppelire i cadaveri è sempre cosa buona.
Sarebbe forse sbagliato catalogare Shlomo Sand nella lista degli ebrei che odiano se stessi, categoria al centro di un noto libro di Theodore Lessing, “L’odio di sé ebraico” apparso nel 1930 in Germania. E’ invece sicuro che egli appartenga a pieno titolo all’estrema sinistra israeliana. Gia membro del partito antisionista Matzpen, il cui obbiettivo era quello di de-sionizzare Israele disintegrandolo all’interno di una federazione socialista che avrebbe compreso l’intero Medioriente, Sand è un esempio macroscopico di come l’ideologia (in questo caso l’ortodossia sovietica e quindi filo-araba) sia lo schiacciasassi che frantuma senza sosta la realtà.
Le virulente posizioni antisioniste di Sand lo hanno portato nel tempo a sposare uno dei cavalli di battaglia della propaganda palestinese più radicale, secondo la quale, tra gli ebrei e Israele non esisterebbe alcun legame storico. Questa tesi Sand l’ha esposta nel suo libro più noto, uscito nel 2008, “L’invenzione del popolo ebraico”, seguita poi nel 2012 da “L’invenzione della terra di Israele”, per culminare ne 2013 con “Come ho cessato di essere un ebreo”, ultimo e conseguente tassello di quella che è, a tutti gli effetti una trilogia della decostruzione, o meglio un cupio dissolvi dell’identità ebraica e della nozione stessa di popolo ebraico.
La testi affatturante da fattucchiera di Sand (tesi che gli è valsa ampio credito negli ambienti antisionisti più agguerritti e stagionatamente antisemiti) è molto semplice. Non c’è alcun legame tra il popolo ebraico di cui la Bibbia narra la storia e le gesta e quello attuale tornato in Palestina. Quest’ultimo sarebbe solo il prodotto di una serie di conversioni avvenute durante la diaspora, avente come suo cespite principale la conversione in massa dei Kazari, vecchia tesi propugnata da Arthur Koestler nel suo libro del 1976, “La tredicesima tribù”.
Il libro di Koestler aveva lo scopo di dimostrare che la maggioranza degli ebrei dell’Europa dell’Est fossero di discendenza kazarita in modo da demolire le basi del antisemitismo biologico-razziale. L’ironia della storia è che ciò che Koestler sperava di dimostrare per combattere l’antisemitismo, nelle mani di Sand è diventato la “prova” che gli ebrei non hanno nessun diritto a un ritorno alla propria terra avita, perché essi, come popolo, non esistono, e dunque la terra con cui pretendono di avere un legame è un puro mito.
E’ qui chiaramente all’opera un dispositivo micidiale ad uso e consumo degli arabi-palestinesi e delle loro rivendicazioni totalizzanti su una terra che essi considerano interamente di loro proprietà. E’ la vecchia allenza comunista-araba (Sand si definisce orgogliosamente “comunista”) degli anni Sessanta che non ha mai smesso di dare frutti avvelenati da allora ai nostri giorni.
Se non esiste un popolo ebraico, non può esistere una nazione ebraica. Dunque cosa mettere al suo posto? Non essendo più disponibile la magnifica opzione della federazione socialista mediorientale, come ai bei tempi del Matzpen, oggi la nuova utopia si chiama, secondo la definizione universalista di Sand, ancora impregnata di socialismo hardcore mascherato da universalismo illuminista, “stato dei cittadini”. In questo stato di “stato dei cittadini”, in cui agli ebrei verrebbe chiesto di non percepirsi più come am Israel (popolo di Israele), ma di sentirsi giacobinamente solo “cittadini”, agli arabi verrebbe chiesto di…restare arabi.
Per Sand, ciò che è artificiale è la concezione stessa di nazione, di popolo ebraico, costrutto politico-culturale, come lo sono tutte le identità, per la narrativa post-moderna. Peccato che poi lo stesso criterio non venga applicato all’Umma islamica. Sarà un’eccezione essenzialista della storia?
Le tesi di Sand, esposte nel libro che gli ha dato la notorietà, sono state scrupolosamente demolite da studiosi un pò più seri, storici e persino genetisti, tra i quali Karl Shorecki e Harry Ostrer, le cui ricerche hanno portato alla conclusione che gli ebrei compongono tre gruppi genetici distinti, ognuno dei quali ha origini mediorientali condivise anche con i palestinesi e i drusi. Popolo inventato? Non si direbbe. Shorecki e Ostrer sono stati preceduti nella loro ricerca da Michael Hammer dell’Uiversità dell’Arizona, il quale, in un articolo del 1997 apparso su “Nature”, ha mostrato come la genetica confermi il resoconto biblico della famiglia sacerdotale dei Cohanim, discendenti di Aronne. Il marcatore YAP presente nel cromosoma Y, che passa attraverso la linea maschile, è stato rintracciato nel 98,5 % di coloro che si identificano come Cohanim, e questo avviene sia tra gli askenaziti che tra i sefarditi, prima della loro separazione in gruppi distinti avvenuta mille anni fa.
A Ostrer, Sand ha risposto con grande finezza intellettuale (le medesima che dissemina nei suoi libri di fiction spacciati per libri di storia) che “Hitler sarebbe stato molto contento”, aggiungendo che è “Una vergogna per chi si dichiara ebreo cercare un gene ebreo”. Singolare argomentazione. Siccome la biologia rivela una consistenza genetica ebraica (smentita clamorosa dell’ipotesi kazara) si parte all’attacco accusando uno stimato gentista di essere un seguace di Hitler. Per non parlare dell’onta per un ebreo nel cercare un patrimonio genetico comune del proprio popolo. Detto da chi ha intitolato il suo ultimo libro “Come ho cessato di essere un ebreo”, il tutto suona grottesco, ma il grottesco è il pane quotidiano di Sand.
Genetica a parte, l’ultimo storico in ordine di tempo a contestare la tesi di Sand che gli ebrei attuali risiedenti in Israele sarebbero i discendenti dei kazari è il professor Shaul Stampfer, esperto di storia ebraica. In un articolo pubblicato sul “Jewish Social Studies” del 2014 dopo quattro anni di ricerche, Stampfer ha chiarito come non esista alcuna prova fattuale che il regno multietnico kazaro (composto da iraniani, turchi, slavi e circassi) si fosse convertito in massa all’ebraismo. Tuttavia, ciò conta poco, purtroppo E conta poco perché la propaganda ha come suo assunto fondamentale quello di mistificare la realtà, di costruire contro-narrazioni fondate sulla menzogna e il mito a fini interamente strumentali.
La narrazione di Sand, improvvisata ma proposta con abilità fabulatrice è comunque riuscita nel suo intento di diffondere l’idea da parte ebraica ( non è certamente il solo in questo senso, la lista dei detrattori ebrei di Israele è copiosa sia dentro che fuori lo stato ebraico), che Israele non abbia alcuna legittimità.
Se lo dice un ebreo che gli ebrei sono un popolo inventato vorrà pur dire qualcosa, no? Hamas e Hezbollah strizzandosi l’occhio ringraziano.